Lanterna ossidiana – Il nuovo romanzo di Andrea Luca Bolfi

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Lanterna ossidiana

Il nuovo romanzo di Andrea Luca Bolfi

Romanzo fluviale, sinfonico, picaresco, ricco di motivi e suggestioni poetiche. Nell’autore-narratore convivono infatti più anime e più pulsioni psicologiche che talvolta nel testo si sovrappongono.

Stefan è, in fondo, l’italiano medio che tutti noi siamo: il suo anelito a resistere, a liberarsi dalle innumerevoli catene e vivere pienamente della propria verità ci coinvolge e ci commuove, poiché dà voce e anima alla bellezza dei nostri sogni. E questo è uno dei doni più belli che un romanzo ci può fare».

Leggo dalla prefazione: a cura di Andrea Orritos

Spesso chi si dedica anima e core ai versi poetici non è solito dilungarsi nelle lunghe disquisizioni della prosa. Ne sono esempio molti celebri poeti che non hanno mai voluto dedicarsi all’arte del logos o, perlomeno, non hanno mai mostrato in pubblico i loro lavori. Poetare, in fondo, nasconde una profonda peculiarità dell’animo umano, il dire-non-dicendo, che si contrappone al dire-apertamente del linguaggio della prosa. Un tempo le catene della metrica rendevano ancora più difficoltoso scrivere poesie degne di nota e i versi che studiamo oggi sui libri sono diventati famosi proprio per la profonda conoscenza della lingua che avevano i poeti antichi. Il dire-non-dicendo diventava persino un modo per prendersi gioco dei potenti in epoche in cui parlare troppo chiaramente significava morire di fame o di fuoco a seconda della gravità dell’offesa.
Oggi, nel mondo semi-libero, la poesia ha reciso i legami con le catene della metrica ma ha conservato il suo amore per il dire-non-dicendo come dono di un passato lontano.
Leggendo le poesie di Andrea Luca questo dono è quanto mai evidente, tanto è vero che berne il succo condensato in pochi versi richiede spesso più di una lettura e il confronto con l’autore. Sorprende, a questo punto, la scelta di Andrea di dedicarsi dopo anni di poesie alla scrittura in prosa.

Il mio approccio alla prima stesura è stato da subito critico, non mi aspettavo (complice il pregiudizio scolastico) che una persona dedita ai versi fosse in grado di stendere pagine di prosa in maniera apprezzabile. Pagina dopo pagina il pregiudizio si è sciolto come neve al sole a dimostrazione che chi ha la passione e il vizio della poesia può dedicarsi alla prosa senza troppi problemi, unendo a queste caratteristiche anche un pizzico di dote che renda il lavoro creativo. Andrea ha tutti questi numeri e dalla cirulla ha tirato fuori un asso vincente (condito anche da una primiera di poesie) che meriterebbe di non rimanere nascosto nel cassetto di un editore ma di essere esposto al giudizio del pubblico. In questo il mondo semi-libero potrebbe venire in suo aiuto e il web potrebbe diventare il luogo dove affronterà i suoi lettori a viso aperto, senza la mediazione-conveniente di qualche editore da pochi soldi.
Non pretendete di svelare e comprendere subito tutte le poesie, lasciatevi trasportare in questo “nuovo” mondo. Innamoratevi della musicalità del verso meglio a voce alta. Immedesimatevi nel protagonista, diventate anche voi poeti di strada. Del contenuto non dirò molto lasciando a chi leggerà il romanzo l’onere del giudizio letterario. Di sicuro c’è che per comprendere il racconto occorre approcciarsi non con la classica scansione temporale passato-presente-futuro ma leggere il tutto consci di una parte di letteratura del ‘900 che Andrea conosce e ha utilizzato, a mio avviso, in modo proficuo. Nell’autore-narratore convivono infatti più anime e più pulsioni psicologiche che talvolta nel testo si sovrappongono richiedendo un po’ di impegno mentale che però eleva il romanzo e gli dona una certa autorevolezza. Nel protagonista Stefan Éluard, come in noi tutti, l’adulto convive con l’adolescente e la realtà si abbraccia con il sogno (anche erotico) in un intreccio indissolubile che a tratti rende impossibile distinguere ciò che Stefan è da ciò che Stefan è stato o avrebbe voluto essere. È un gioco letterario interessante che personalmente mi ricordava un lavoro giovanile di Joyce prima della delirante quanto geniale svolta dello “stream of consciousness”. Ovviamente non è il caso di scomodare i grandi, Stefan non ha mai frequentato le scuole dei rigidi gesuiti e i suoi veri maestri di vita sono stati gli incontri di calcio giovanili nei campetti sul mare di Genova e la Fossa dei Grifoni la mitica gradinata Nord di Marassi. Stefan è, in fondo, l’italiano-medio che tutti noi siamo: perennemente distrutto dalla borghese realtà quotidiana ma animato dai desideri di ciò che vorrebbe essere: artista, perennemente giovane, antagonista e amante passionale. Tutto questo dentro un corpo solo che spesso deve accontentarsi della mediocrità. Ma Stefan non si accontenta passivamente e lotta; a suo modo, ma lotta.

Alcune domande:

Perchè la scelta di un nuovo titolo molto intrigante come Lanterna ossidiana?

Con l’editore “Edilet” di Roma e Marco Onofrio, che ha curato l’editing e ringrazio, abbiamo ragionato sul fatto che fare uscire con un romanzo che contenesse nel titolo la parola VIOLENTA (Una carezza VIOLENTA) potesse essere un ostacolo nel presentare un testo che tuttavia vuole rappresentare un messaggio pacifico di ampio respiro e certamente non violento. È nato così il nuovo titolo molto intrigante che vuole rappresentare la doppia anima del protagonista Lanterna richiamando Genova dove sono nato; e ossidiana, il famoso minerale vulcanico vetrificato che rappresenta il periodo vissuto in Messico. Non a caso ho scelto questa pietra nera, tagliente e lucida con la quale gli Aztechi sfondavano il petto, asportando il cuore ai prigionieri. Tuttavia il titolo doveva essere anche molto intrigante, come del resto troverete la storia.

opera di Rudy Biancardi

Chi è la misteriosa donna in rosso fatale della copertina?

Ero a Santiago di Queretaro nel Messico coloniale più ancestrale. Con un collega stiamo passeggiando in un carruggio con case dall’architettura ispanica, incrociamo una donna che presenta un cappotto rosso, è stato un attimo, mi giro e con il telefonino scatto. È Lei! Forse non la incontreremo mai. Ma per quell’istante è mia per sempre.

Chi è? Dove vive? Non è poi così importante. Ha le scarpe rosse!

All’interno della storia c’è anche un grande omaggio alla storia della gradinata nord dello stadio Luigi Ferraris di Genova Marassi?

Direi che nella storia e nel climax narrativo della mia vita, molto ha inciso il periodo, un pò folle della mia adolescenza. In quel periodo non saltavo una partita del Genoa, anche in trasferta. A quei tempi lo stadio non era quello che vedete dopo la ristrutturazione degli anni ’90 dopo i mondiali. Per questo mi sono fatto aiutare dal mitico “Frank” Castorina, che ringrazio e abbraccio.


Ho raccolto in rete due belle recensioni:
  • Crisalide, di Giovanni Garufi Bozza: http://giovannigarufibozza.it/blog/tag/andrea-bolfi/
Un romanzo straordinario, del quale ho centellinato la lettura per potermelo godere appieno. Un mix di prosa e poesia davvero vincente. E non è un semplice accostamento di prosa e poesia, una mera alternanza, è una vera e propria miscellanea, dove i tuoi generi si fondono e confondono, creando uno stile e una costruzione sintattica che ho amato. Andrea Bolfi alias Stefan Eluard ci porta sulla strada, come poeta, tra difficoltà e mal di vivere, tra arresti violenti e narrazioni nelle intimità del G8, molto apprezzate. E’ un cambio continuo di immagine, ordinato e apprezzabile, con uno stile aulico, semplice e moderno al contempo.
Ma voglio qui soffermarmi su un punto particolare del romanzo, quello che mi ha coinvolto e per certi versi sedotto: l’erotismo, che si alterna nelle narrazioni, si incastona alla perfezione, in un crescendo eccezionale. Scrive Bolfi nella postfazione:  anche l’erotismo sfocia nel pornografico, abbandonandosi nell’emozione pura. Non credergli, è in buona parte una cazzata o, se vuoi, è vero solo a metà. Non sfocia assolutamente nel pornografico, è un’incredibile orgia di sensazioni, metafore, immagini. E’ vero erotismo, e ancora devo trovare un testo che regga il confronto con lo stile di Andrea. E’ riuscito a inserire la poesia nell’Eros, si nota un lungo lavorio di scelta delle parole, di costruzioni di periodi. Questa è la sua carta vincente. In barba ai tanti scritti porno disponibili on line, anticamera del ciarpame.

  • Di Francesca Bellola: https://alpifashionmagazine.com/journal/carezza-violenta-romanzo-andrea-bolfi/
La vera chicca del romanzo, infatti, è quella di aver unito, con leggerezza e stile, la narrativa alle poesie. E’ un modo originale e personale per riportare i lettori, soprattutto i giovani, ad amare la prosa leggendo una storia avvincente scritta in maniera semplice e non banale. L’aggressività e l’irosità quasi patologica del protagonista, lo porteranno al fallimento del suo matrimonio e alla perdita del lavoro. Inizialmente Stefan non si rende conto della nuova realtà e pensa di utilizzare il tempo a propria disposizione, giornate intere, divertendosi ai tavoli da gioco oppure a bere al bar con gli amici combinando guai periodicamente. Col passare del tempo aumenta quel senso di inadeguatezza che lo spinge a diventare sempre più vulnerabile. Si trova coinvolto, suo malgrado, in un processo per aver fumato degli spinelli. Siamo negli anni Ottanta quando la legge non poneva distinzioni tra l’uso personale e le massicce quantità di spaccio degli stupefacenti. Stefan non si fa mancare nulla, nell’estate del 2001 vive sulla propria pelle l’estremismo esasperato del G8 a Genova. Una carezza violenta si riferisce anche allo schiaffo dato dal protagonista alla moglie nella fase ormai del disinnamoramento. Un gesto forte che fa riflettere sulla violenza contro le donne. Ogni storia è accompagnata da memorabili brani musicali. L’erotismo, descritto in modo autentico e passionale, emana un profumo fluido quasi palpabile, creando una sinergia con il lettore. Le crisi di Stefan trovano delle risposte positive a teatro e nelle performances, leggendo le sue poesie a voce alta. Ma non sveliamo tutto il racconto. L’autore, trovandosi disoccupato per un certo periodo, ha tramutato la sua disperazione e il senso di inutilità nella scrittura che è sfociata in questa opera prima. “Il poeta di strada”, come ama definirsi, ha raccontando le sue esperienze trasformandole in un lavoro di psicoterapia.
Un bel viaggio viaggio onirico nella forma più bella e melodiosa della lettura….

 

 

 

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