La nave dei misteri

Caterina Costa – La nave dei misteri

Napoli 28 Marzo 1943; cronaca di una tragedia

In questo saggio storico monografia Marco Liguori ci presenta una storia terribile dai contorni poco chiari: da qui il mistero della “Caterina Costa”. La grande motonave da carico, una delle migliori costruite in Italia al tempo fu la prima nuova costruzione della “Giacomo Costa fu Andrea”, società holding della famiglia Costa. Fino a quel momento, la flotta Costa era costituita da naviglio di seconda mano, dedicata al trasporto dell’olio di oliva. La nave fu costruita nei Cantieri del Tirreno di Riva Trigoso: fu impostata nel 1939, ma i lavori di costruzione si protrassero per un lungo periodo, a causa delle difficoltà belliche. Dopo circa tre anni, arrivò il grande giorno: il suo “battesimo del mare” avvenne il 14 aprile 1942.

«Fu un varo che, pur nella sua tradizionale festosità, non ebbe il significato che solitamente ha un avvenimento del genere: già si sapeva, infatti, che la bella unità – appena scesa in mare – non avrebbe seguito il corso della vita che le era stata riservata, ma sarebbe stata subito requisita per trasporti di materiale bellico»

Dopo pochi mesi la Caterina fu requisita dalla Regia Marina e cinque mesi dopo, nel porto di Napoli, la nave fu protagonista di uno spaventoso incidente, che questo libro ricorda con paziente capacità di rievocazione storica.

Una grande motonave costruita in acciaio, lunga 135 metri, larga 19 metri, alta 11 metri fino al ponte coperta e la sua immersione a pieno carico era di 7,8 metri; 10585 era il suo tonnellaggio di portata lorda; la stazza lorda era di 8060 tonnellate, mentre quella netta di 4818.

Il suo cuore pulsante era costituito da una sala macchine dotata di un apparato “Fiat Grandi Motori” con otto cilindri che consentivano all’unità di raggiungere una velocità media di 13 nodi, mentre quella massima era di 16 nodi. Il 26 ottobre la “Caterina Costa” salpò da Genova in direzione La Spezia, per essere attrezzata con gli allestimenti di tipo militare.

Terminati i lavori, il 4 novembre fece rotta per Livorno: nel pomeriggio di due giorni dopo approdò a Napoli, dove avrebbe svolto il suo compito di nave adibita al trasporto rifornimenti per le forze dell’Asse in Africa. Da novembre 1942 ai primi di marzo 1943 svolse cinque missioni verso il porto tunisino di Biserta.

 

Il documento di Marco Liguori è capillare nella ricerca, passionale nel racconto di quei fatti drammatici, tuttavia personale quando descrive minuziosamente la storia dei suoi familiari che vivevano a Napoli nell’istante dell’incredibile esplosione della Caterina C.

Riprendo dal prologo:

“Il maltempo flagellava Napoli, in quel triste 28 marzo 1943. Sulla città soffiava un forte vento di scirocco unito alla pioggia che rendeva l’atmosfera grigia, quasi plumbea, sin dalle prime ore del mattino sulla città: sembrava che la primavera, da poco entrata, avesse lasciato il passo nuovamente all’inverno… Dal Nord Africa, dove la Libia era stata da poco persa dalle truppe italo-tedesche, provenivano i bombardieri anglo-americani che la colpivano ripetutamente: ma, fortunatamente, quel giorno non c’erano state incursioni aeree. All’improvviso, l’atmosfera del primo pomeriggio fu lacerata da una prima esplosione. Mario corse dietro la porta-finestra del balcone e l’aprì appena, inserendo furtivamente l’occhio: pensava di vedere un’eruzione del Vesuvio, invece gli apparve una nuvola di fumo nero provenire dal porto…”

È complesso presentarvi un saggio storico, tuttavia cercherò di segnalarvi la curiosità nell’approfondire il libro.

Il carico in darsena del Porto di Napoli iniziò il 20 Marzo e terminò nella mattina del 28 marzo 1943. In piena seconda guerra mondiale. Era domenica, la partenza era prevista per le ore 16:00, quindi i 600 uomini militari erano già a bordo della motonave carica di munizioni (1800 ton), carri armati, cannoni e combustibili (854 ton).

Alle 14:15 a seguito all’incendio a poppa, nella Stiva n° 6, contenente il carburante, si ebbe una fortissima esplosione che, subito dopo, innescò una seconda esplosione che coinvolse simultaneamente il munizionamento a servizio del cannone da 120 mm di bordo: 50 granate e relative 50 cariche, che a sua volta innesca l’esplosione a raffica delle altre munizioni a servizio delle mitragliatrici di bordo e dei 4 cannoni da 88 mm. L’incendio non poté essere domato e portò, alle 17:39, all’esplosione del carico delle munizioni stipate nelle Stive e negli Interporti n° 2 e 1, a prua della nave stessa sfondando i boccaporti e la coperta, determinava una grossa fiammata alta circa quanto l’albero, oltre 20 metri. Gli effetti delle numerose esplosioni della Santa Barbara furono devastanti per tutto il porto e la città fu investita da lamiere di e detriti e vetri in frantumi, che provocò  oltre 600 morti, 3000 feriti e ingentissimi danni.

L’inchiesta ufficiale contò solo 63 deceduti. L’ultimo capitolo è dedicato a come la stampa trattò la vicenda: soltanto il 1° aprile ci sono alcune notizie frammentarie riguardo “lo scoppio del deposito di munizioni”, come recitò la versione ufficiale. Non si indicò il luogo in cui si era verificato e le sue modalità.

In foto due bellissime immagine che ho estratto dal libro della scintillante silhouette della motonave Caterina Costa durante il varo a Riva Trigoso.

Le cause dell’esplosioni non sono note, anche se Marco Liguori espone interessanti teorie, che vi lascerò scoprire durante la lettura.

Non posso che ringraziare l’autore, Marco Liguori, che ha riportato con passione, ma anche con seria e puntualissima motivazione, i fatti così tragici di quel lontano marzo 1943. In qualche modo egli sembra onorare tutti i caduti, colpevolmente censurati dalla propaganda fascista. Noi abbiamo il dovere di leggere, conoscere e apprendere, perché soltanto attraverso la costruzione della cultura si possono ottenere i risultati che auspichiamo, che diventano necessariamente il cibo quotidiano per l’anima.

Andrea Luca Bolfi

Marco Liguori, l’autore di “Caterina Costa – La nave dei misteri” mi segnala che:

“il libro è nato dai racconti dei miei nonni, Gino D’Ambrosio e Consiglia Pisano, e di mia mamma, Bianca D’Ambrosio, a cui è dedicato il libro assieme alla mia compagna Monica Serravalle che mi ha aiutato a realizzarlo. I miei abitavano nella zona della Ferrovia a 1,5 km dal punto di attracco della nave: il caso volle che furono “soltanto” investiti dall’onda d’urto dell’esplosione e il palazzo riuscì miracolosamente a restare in piedi. Molti palazzi furono devastati non soltanto dall’esplosione, ma dai pezzi di carico e di nave sparsi in tutta la città: addirittura uno di questi terminò nella zona collinare di Cappella Cangiani a 15 km di distanza dal porto.”

Marco Liguori:

  • Ha vinto il Premio Acqui Edito e Inedito nel dicembre 2022
  • La giuria del 15° concorso letterario “Città di Grottammare” (presidente onorario Dacia Maraini) ha conferito la “Segnalazione con medaglia e diploma” nella sezione “Premio miglior saggio”:  Il nuovo riconoscimento sarà consegnato sabato 4 maggio a Grottammare (Ascoli Piceno).
  •  è finalista al “Premio Autori Italiani 2024” per la Sezione A “Opera Edita”: la cerimonia di premiazione si terrà al Salone del Libro di Torino venerdì 10 maggio alle 11:30.

 

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