La struggente opera è di Nizar Ali Badr, l’artista siriano che crea per la PACE

Il nuovo attentato a Strasburgo, questa Europa e molto altro mi fanno riflettere e recuperare un mio monologo scritto cinque anni fa, a proposito della rivoluzione culturale che auspico ogni giorno. Oggi forse lo trovo un po’ confuso, forse anche un po’ elementare, ma credo che l’obiettivo sia cominciare a parlarne, anche a rischio di smarrire la sintesi.

Lo ripropongo attraverso costruirecultura: Ciò che ci sfugge in questo periodo è una vera coscienza europea; forse perché non osiamo dire che non esiste. Il problema dell’immigrazione ha radici antichissime e non saranno i governi a fermarla con muri più alti. Purtroppo ciò che mi manca e dovrebbe mancarci sono idee nuove, sinergiche, commerciali, opere pubbliche, nuovi ponti. Quello che sia chiama welfare state: quel sistema sociale che vuole garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili. Inoltre, non paghi, dovremmo aiutare gli altri; creare nei paesi a forte tasso d’immigrazione aiuti finalizzati alla crescita e invece manteniamo i “nostri” territori di guerra esterni. (Nostri perché siamo noi che forniamo le armi).
NOI abbiamo creato la trappola, il disastro del 3° mondo, attraverso il genocidio dei nativi americani e l’orrenda moda degli schiavi per la sostituzione, che hanno costruito l’economia dei ricchi e mai ne abbiamo pagato le responsabilità. E’ facile pensare che questo olocausto solo in Africa costò dai 2 ai 4 milioni di morti che non generarono “progresso” per le proprie terre. Oggi da 70 anni grazie a Dio l’Europa non ha più avuto guerre,  forse perché le ha solo spostate. (In fondo che ci frega del problema dei territori occupati in Palestina. Dei fratelli siriani. Delle ormai croniche guerre nel continente africano: in Repubblica democratica del Congo, Libia, Mali, Mozambico, Somalia, Dell’Asia, in Birmania, Afghanistan, Iraq, del SudAmerica dove troviamo 6 stati in lotta e 27 tra cartelli della droga, milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici. Insomma un intrico difficilmente risolvibile che in tutta la nuova storia d’Europa ci dice che è forse meglio tenerci alla larga e gestire ogni tanto qualche attentato interno o qualche manifestazione violenta. Chi si ricorderà del Genoa Social Forum, si ricorderà anche di ciò che successe a Genova in quei giorni di Luglio e poi a Manhatthan in Settembre di quel maledetto anno Domini 2001. E quasi tutto probabilmente per fermare un movimento che presentava nuove idee per una globalizzazione più equa.

In fondo l’Europa unita sottoscrive gli obiettivi per i suoi cittadini:

  • promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi cittadini
  • offrire libertà, sicurezza e giustizia, senza frontiere interne
  • favorire lo sviluppo sostenibile basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia di mercato altamente competitiva, con la piena occupazione e il progresso sociale, e la protezione dell’ambiente
  • lottare contro l’esclusione sociale e la discriminazione
  • promuovere il progresso scientifico e tecnologico
  • rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri
  • rispettare la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica
  • istituire un’Unione economica e monetaria con l’euro come moneta unica.

 

Il risveglio dal mio albergo 4 stelle a Mumbay

Una nuova corte dei miracoli 

è apparso il 14/10/13 su www.caratteriliberi.eu

Alle armi!

Dobbiamo re-impadronirci dell’arma del pensiero.

Non sentite? Anche Dio grida attraverso la realtà! L’avevamo già pensato, scritto, urlato vent’anni fa: mai più onde assassine nel Mediterraneo! Non è stato sufficiente nasconderli tra le dune, insieme alla nostra dignità globale. (C’era ancora Gheddafi)

Ogni volta è una maledetta prima e ultima volta, non dovrà più capitare. Illusi!

Anche mio padre rimase ferito dalle bombe cadute a Sestri Ponente e i miei nonni sarebbero fuggiti volentieri ne avessero avuto le possibilità.

In questo tempo così certo d’assenza: basterà certo, il rintocco di un nuovo messaggio, un nuovo abbonamento, un telefonino più grande, uno stadio riempito d’urla inutili, moschee e chiese svuotate d’ideali. Ipocrisia è anche non sentirsi mai coinvolti, non pensanti, incoscienti, nel sonno delle nostre cellule pensanti.

In questo tempo così tecnologico; per alcuni ricco da far schifo, nella contraddizione dei mercati virtuali. Il mare non offre più pesce, la frutta arriva da chissà dove mentre la nostra marcisce come i nostri risparmi, gli imprenditori non investono e il paese soccombe di cassintegrati che soffrono la precarietà come la malattia dei giorni nostri.

Abbiamo nascosto i valori dietro a interessi di facciata, ogni notizia è viziata ad arte, travestita da dogma, diventa scudo, impunibilità.

Abbiamo sopportato governi fasulli, fantoccio, incapaci di scegliere, bloccati da giri di parole e ricatti. Tutti a libro paga.

Anni fa pensavo che alcune scelte strategiche fossero dettate da grandi responsabilità super partes e competenze adeguate. Da me certamente sconosciute le cause e certi meccanismi. Oggi mi chiedo se veramente avremmo potuto cambiare questa nomenclatura di idioti e ladri; lungi da me criticare gli onesti, che si sentiranno certamente legittimati dalla loro dignità personale.

Alle armi!

Senza violenza con l’arma vincente del ragionamento, della concertazione, del buon pensiero, del buon governo (lat. reggere il timone).

Riprendiamo fiducia nel valore del rispetto, partendo dalle nostre strade, che sembrano dei dedali invasi da arroganti, maleducati e presuntuosi.

Pane al pane, vino al vino. Ben venga la preghiera per un qualsiasi Credo, finalizzata al cambiamento, alla rivoluzione, contro chi ci ha portato in Piazza Alimonda, anche se nessuno di noi avrebbe preso in mano quel maledetto estintore.

Non voglio leggervi solo poesia, senza trovare o proporre linee guida. Come possiamo migliorare? Come possiamo evitare la mattanza dei nostri fratelli nel Mediterraneo?

Certamente non con leggi o demagogie elettorali. (Che hanno portato al populismo di oggi)

Non è dall’effetto che potremo produrre risultati. Oggi più che mai abbiamo bisogno di analizzare le molteplici cause che combinano gli effetti. Non ha più senso ragionare per campanili, gli interessi in gioco sono enormi, le multinazionali del potere non ci saranno alleate, occorre unire una nuova corte dei miracoli, occorre ragionare e agire velocemente in sinergia globale. Si dovrà partire dalle cause reali: le guerre e i loro padroni. Dobbiamo occuparci dei bisogni primari delle persone: il cibo, il tetto, la salute, il lavoro, la libertà.

Nel nuovo conflitto siriano, senza entrare nel merito, ho però compreso che L’ONU si limita a realizzare delle sanzioni a seguito dell’uso presunto di armi chimiche. L’Europa Nobel per la pace è pure indifferente. Come se i morti fossero più morti a seconda dell’arma utilizzata. Se non si creerà un equilibrio alla base, non potremo pretendere, con squallide manifestazione di chiusura, di fermare disperati che hanno il legittimo torto di voler sfuggire alla guerra che uccide i loro figli.

Accendiamo nelle nostre città momenti di aggregazione culturale. Da questo punto di vista la poesia è scevra di interessi, non ha colore politico, è sensazione. La lettura in ambito pubblico si fa strumento divulgativo a costi nulli, non si dirige, invoglia al ragionamento, alla riflessione, ci priva della superficialità che diventa il luogo comune bestiale figlio del malcontento, e dell’ignoranza indotta.

Ricordo che la paura del diverso, il bisogno di chiudere le frontiere, il silenzio delle istituzioni, la perdita del lavoro, la riduzione del proprio stato sociale, ha aperto la strada nel 1933 al partito nazional socialista capeggiato da tale Adolf Hitler e alle sue aberrazioni.

Il mondo attende il miglioramento, possiamo fornire un contributo con le idee, che ci preparano alle domande:

Chi fornisce le armi? Si tratta di prodotti tracciati? Chi guadagna, in questi termini, può accollarsi i costi delle innumerevoli vite umane (seppure quantificabili), dei conflitti, degli effetti? Può partecipare alla spesa militare degli stati che altrimenti spendono per le guerre? I soldi forniti dall’Europa agli stati sul Mediterraneo per pattugliare le coste, si sarebbero potuti utilizzare per migliorare le condizioni di vita di un piccolo paese in Africa? Perché non ci sono tasse specifiche sulle armi?

Naturalmente non ho competenza per rispondere a queste mille domande. Sono soltanto un poeta.


Questo scrivevo nel 2013, purtroppo è cambiato poco o niente. Le nascite in Italia sono zero. Nel frattempo non ci siamo fatti mancare proprio nulla: abbiamo avuto governi di destra e sinistra, diversi condoni, la vergogna di ponti crollanti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.