Il Parco Dora l’area post-industriale recuperata a Torino

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Il Parco DORA a Torino in stile Berlino

Restituito alla città, attraversato dal fiume Dora Riparia, il Parco Dora è un luogo post-industriale della città di 456.000 mq di estensione; è situato nell’area di Spina 3 dove sorgevano i grandi stabilimenti produttivi FERRIERE FIAT, MICHELIN fin dall’800.

 

 

Dagli anni ’90 l’area industriale con la crisi venne progressivamente dismessa. Si tratta a mio avviso di un ottimo risultato del progresso, in salsa e stile berlinese, nel quale si è riusciti a mantenere la vocazione industriale meccanica e metallica di Torino cogliendo le trasformazioni del secondo millennio. Un parco giovane poco convenzionale, che piace molto e che ricorda un’enorme installazione artistica a cielo aperto. Sotto l’enorme tettoia viene ospitato in estate il KappaFuturFestival, il grande festival techno che si svolge a Torino nel mese di luglio (salvo pandemie).

Nel 2004 l’architetto Jean-Pierre Buffi e il paesaggista tedesco Andreas Kiper attraverso un concorso internazionale, hanno ricevuto l’incarico di coordinamento degli interventi nelle aree approfittando dei grandi spazi nella città. Nell’autunno del 2017 il progetto viene inserito tra le opere da realizzare per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

 

L’area Vitali è la più ampia del parco, si estende per 89.000 m², ed è caratterizzata dalla forte presenza delle preesistenze industriali. Prende il nome dall’omonimo stabilimento delle Ferriere Fiat che sorgeva sull’area ed anch’essa è nella parte centrale del parco. Domina l’area l’imponente struttura del capannone dello strippaggio, di cui sono stati conservati gli alti pilastri in acciaio dipinti di rosso ed una parte della copertura.

 

Sotto la grande tettoia trova posto uno spazio multifunzionale attrezzato con rampa per skate. Accanto ad essa si sviluppa un vasto giardino, che si articola attorno ai pilastri della smantellata acciaieria alternando aiuole, aree gioco e una passerella sopraelevata in acciaio zincato.

Degli stabilimenti industriali sono state conservate inoltre tre vasche di decantazione cilindriche trasformate in giardini acquatici, e l’edificio per il trattamento delle acque caratterizzato dalle quattro torri di evaporazione. Durante gli anni di attività, lo stabilimento Vitali ospitava la più grande delle acciaierie del complesso delle Ferriere Fiat, nella quale erano prodotti i lingotti per i semilavorati destinati alla produzione di lamiere, tubi e molle.

Tutta l’area è divenuta preda di promettenti writers che l’hanno resa un paradiso per i fotografi del tema provenienti da tutto il mondo, infatti la street art è uno dei tratti distintivi di questo parco postindustriale torinese.

Un’area ad alto rischio di abbandono e degrado  recuperata in modo moderno e intelligente che vale la pena di visitare.

Ogni foto è scattata dal sottoscritto per costruirecultura nel mese di Novembre del 2021. La cosa pazzesca è che qui tutto è in divenire e anche le opere murali cambiano e si muovono con la storia, infatti sono tornato nell’aprile del 2022 ed ecco cosa possiamo trovare. Molte delle argomentazioni trattavano la pandemia e i suoi eroi.

E oggi? Vediamo insieme:

 

 

 

Oggi il tema predominante è l’invasione dell’Ucraina e speriamo di tornare presto alla PACE. A questo punto dovremmo cominciare a parlare di disarmo globale per una coscienza davvero globale finalizzata al bene comune di tutti i popoli.

Senza dover parlare di guerre e armi.

Street art e il murale dedicato a Bobby Sands

Fin dalla nascita del parco, esso è stato decorato da diversi street art performer, in perfetto connubio con le vaste aree verticali composte da muri, pareti, torrioni.

 

Nel 2015 è stato inagurato il murale dedicato a Bobby Sands, in occasione del 25º anniversario del suo suicidio in carcere. Le quattro torri di raffreddamento cilindriche sono state trasformate in quattro simboli dedicate all’attivista irlandese e alla sua patria: un boccale di birra e tre cappelli a cilindro dei colori irlandesi (verde, bianco, arancione). Sotto il boccale di birra compaiono un’arpa e una croce celtica; il cilindro verde è composto di trifogli, usati da San Patrizio per spiegare la Trinità agli irlandesi; quello bianco presenta l’Easter lily, il fiore che gli irlandesi portano a Pasqua in ricordo delle vittime repubblicane della rivolta di Pasqua 1916, che diede il via all’indipendenza dell’Irlanda datata 1922; sul cappello arancione è presente un’allodola, un simbolo della libertà che non si piega davanti alla prigionia. Come unione di questi quattro elementi, c’è un nastro con i colori dell’arcobaleno, simbolo di pace e ricordo di una leggenda irlandese, secondo la quale chi riuscirà a raggiungere l’arcobaleno all’orizzonte troverà alla sua fine una pentola d’oro.

Sullo sfondo del giardino dei piloni delle ferriere si intravede la ciminiera diventata campanile della Chiesa del Santo Volto, la cattedrale “industriale” costruita nel 2006 e dedicata alla Santa Sindone. L’edificio religioso, inserito nel piano di recupero dell’ex area industriale Spina 3 e opera dell’architetto svizzero Mario Botta, è contraddistinto da questa vecchia ciminiera diventata una specie di campanile post-moderno in stile industriale quasi distopico.

 

 

 

 

 

 

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