I sacri cenotes. Un contatto con l’aldila’ per la cultura Maya

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Il sacro cenote di Chichen Itza
Un sogno avverato: i cenotes

Uno dei miei sogni di bambino era immergermi in un cenotes. Preferibilmente non quelli super turistici che potete trovare sparpagliati nella penisola dello Yucatán e dello stato del Quintana Roo. Quelli che certamente sono individuabili nelle varie mappe e su internet. Io volevo immergermi in un cenotes “segreto” nella giungla. Quelli dove ti tuffi e poi non riesci piu’ ad uscire, sto scherzando evidentemente.

I sacri cenotes della cultura Maya

I cenotes rappresentavano per le culture precolombiane un portale di acceso verso l’aldila’, per questo vi sono stati trovati spesso resti umani di adulti, bambini e oggetti d’oro. E’ famoso il sacro cenotes di Chichen Itza, chiamato dei sacrifici. Si tratta in questo caso di un cenotes aperto, nel quale presumibilmente venivano gettati i corpi dei guerrieri sacrificati pubblicamente. Questi laghetti sotterranei o pozzi sono piscine naturali, formate dallo sprofondamento del suolo calcáreo invase nelle centinaia di migliaia di anni dall’acqua dolce.

L’asteroide che colpì la Terra

A me piace pensare che appartengono alla storia dell’asteroide che ha colpito la Terra 65,96 milioni di anni fa. In effetti ogni cenotes ha le pareti fuse tutt’attorno è sempre di forma circolare e ve ne sono di diametri completamente diversi. Questo potrebbe farci pensare, che l’asteroide che ha creato il Golfo del Messico a contatto con l’atmosfera si sia frammentato in piccole e forse piccolissime parti che in maniera casuale avrebbero colpito la penisola dello Yucatán.

Poco lontani da Merida, capitale dello Stato dello Yucatan, lontanissimi dagli itinerari di massa, vicino allo stupendo insediamento archeologico di Uxmal potete trovare sparute indicazioni stradali che vi accompagnano in questi luoghi d’astrazione. Non e’ facile trovarli e se non sarete piu’ che determinati probabilmente vi lascerete prendere dallo sconforto, tornando tristemente alla base. Non perdetevi d’animo! Questi pozzi sono spesso tutelati e protetti dalle tribu’ locali, i veri discendenti dei Maya, che vivono liberi e nudi, a dispetto di internet, del denaro e di Mr. Trump. Si tratta di villaggi con i tetti di paglia le amache colorate, con i bambini che giocano a rincorrersi tra i tacchini e le galline. Dove il tempo e’ veramente scandito dalla natura e dalla foresta circostante e primitiva.

Ai bordi della radura troverete l’entrata. Una scala a chiocciola vi portera’ verso il centro del mondo. La scala ha un’altezza di ca. 16 metri
Due vecchi.

Dopo molti tentativi, venimmo accompagnati da un vecchietto; ricordate il barcaiolo di Siddharta? Questi interruppe la sua attivita’, sali’ sulla nostra macchina e con molto garbo ci accompagno’ sulla strada corretta (da solo non l’avrei mai trovata). Una stradina che si perdeva nella foresta. Dopo diversi Km arrivammo in una radura, egli mi disse di lasciare l’auto e di proseguire a piedi. Attenzione alle tarantole, sono grandi e rapide come furetti e solitamente spaventano moltissimo i sandalidotati convinti come me. Ma l’eccitazione era tale che ci voleva ben altro che un “ragnetto” nero. Ci precipitammo giu’ per la scala abituando gli occhi al buio. Questa ha un’altezza di circa 16 metri. Il lago e’ spettacolare le liane scendono dall’alto e i pesci gatto (o presunti tali) nuotano indisturbati nel silenzio. La profondita’ e’ molto elevata, l’acqua limpidissima e fresca. Anche i miei ragazzi si tuffarono con me. Emozione pura! Quando tornammo in superficie e al villaggio il nostro amico ci chiese 50 pesos a testa.

(non troverete resto, ne’ bancomat, pórtate $ efectivo)

L’accesso al cenote visto dall’interno.
Il secondo cenotes

Ritrovato con le stesse modalita’ “avventurose” e’ stato ancora piu’ emozionante del precedente. In questo caso al bivio dentro una capanna un altro vecchio, con benda pirata, in attesa di altri 200$, ci disse di proseguiré. Al termine della strada, una sorta di sentiero allargato, nella giungla arrivammo ad una radura, nel cui centro si poteva scorgere un buco in una roccia. Poco piu’ in la’ una scala. Vi posso assicurare che l’interno e’ completamente buio e si puo’ provare un senso di claustrofobia, che va peggiorando quando ci si trova consapevolmente soli in una grotta sotterranea e umida. Quando gli occhi si abituarono all’assenza di luce lo stupore fu incredibile: il buco scoperto in precedenza faceva filtrare un raggio di sole che andava a illuminare l’acqua sottostante.

Naturalmente in foto si vedra’ soltanto il cono di luce azzurro che penetra la profondita’. Nella fotografía si scorge evidente il fondo del pozzo. L’effetto supera ogni film. Quando, superato ogni timore vi sarete tuffati passerete dal buio alla luce turchese in una bracciata.

Non e’ difficile intendere come la cultura Maya considerasse l’entita’ mágica e quindi la sacralita’ di questi luoghi ancestrali.

Andrea… il secchio gli disse: Il pozzo e’ profondo! Mi basta che sia piu’ profondo di me. “Fabrizio De Andre'”

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