Poesia. Messaggio di PACE a voce alta
La POESIA salverà il mondo!
In fondo ne abbiamo sempre scandito il bisogno, noi poeti di salvare il mondo, a Voce Alta
Non ostante tutte le difficoltà di questo martoriato periodo, c’è la necessità e il piacere di RI-cominciare, di RI-nascere, di RI-unirci. Niente di meglio delle letture di poesia condivisa. Così controllando nei sociali meandri della rete noto con piacere il RI-fiorire del poetare che coinvolge tutti; nei loro profondi sentimenti. Il poeta è sempre l’eternauta alla ricerca di un luogo dove esprimere il suo cartoncino sgualcito di parole. E non è importante l’essere applauditi o che qualcuno gridi al mondo quanto sei bravo. L’assoluto è l’ascoltarsi ed essere presenti nella preghiera che si alza verso l’unico cielo. Sentirsi insieme e poter sussurrare grandi valori: PACE – LIBERTÀ – FRATELLANZA. POESIA è in sostanza la preghiera universale che il poeta grida al mondo; il messaggio nella bottiglia lanciato dal naufrago all’indirizzo di chiunque voglia ascoltarlo, per il bene dell’universo.
È in questo contesto che il poeta è divenuto anche un grande comunicatore sociale e non si limita a scrivere, ma organizza, cura gli eventi e promuove gli incontri, nelle realtà sociali dei nostri centri urbani. La poetessa e artista Floriana Porta ci ha invitato a Vinovo il 19 Marzo 2022, nella bellissima biblioteca per dare vita alla splendida iniziativa “Voci poetiche per la PACE”. Il sodalizio di poesia ci consente di incontrare appassionati poeti e conoscere persone che fanno della poesia letta a voce alta una missione. Il poeta si presenta e “canta” il proprio narrato quotidiano, i disagi, ma soprattutto l’amore.
In foto il gruppo al completo: oltre alla “padrona” di casa Floriana, i fratelli Sara, Noemi e Simone Garbo, Imma Schiena, Maria Dornella Barillà, Tiziana Calamera, Pina Meloni, Walter Olivetti, Cristina Codazza, Francesco Condemi, Johanna Finocchiaro, Rosalino Granata, Maria Ilde Nari, Gaetano Pizzuto e il sottoscritto.
Diamo voce alle voci:
Floriana Porta
La mia non è poesia
la mia non è poesia
è una strada sterrata
una nebbia che s’infittisce
un incedere a tentoni
la mia non è poesia
è il suono del diapason
un abito di seta
una figura a metà cancellata
in fondo cerco solo d’imprimere
i miei versi sulla carta
la mia non è poesia
Il mio poetare
ha maturato con forza
il caldo seme del mio poetare
involucro verbale
nato per sorprendere e incantare
involucro di dettagli
rarefatti e profondamente vivi
involucro che nasce
da un accordo di incensi e resine
involucro che resiste
nel tempo immobile del presente
non esiste confine più puro
Floriana Porta è nata a Torino nel 1975, vive a Vinovo e fin da piccola ho avuto la necessità di scrivere, comporre e disegnare. Si presenta con forme espressive di rara intensità e la sua opera – poetica e figurativa – si dispiega fra la natura e la bellezza, l’introspezione e il sogno, elementi imprescindibili della sua riflessione esistenziale. Uno stile, il suo, caratterizzato da raffinatezza, contemplazione e armonia. Ha pubblicato dodici libri ed ebook di poesia, haiku e dipinti. Allieva di Fernando Bibollet, Antonio Carena e Nino Aimone, ha esposto nel Torinese e nell’Astigiano le sue opere ad acquerello. Altre tecniche utilizzate dall’artista: collage e fotocomposizioni digitali. Attualmente collabora con diversi siti e giornali che si occupano di cultura, poesia e arte.
Johanna Finocchiaro
La luna è velata
Nuvole nere ne corrono i confini
Non più sfera, non più luna
Mi sporgo audace e attratta
La tocco e lei si sposta
La bramo e lei si mostra
Protendo anche i pensieri, anche quelli
I più celesti
E mi lascio trovare
Ma si fa tardi e chiudo la finestra sul mondo
Il freddo ha scaldato il mio fiato
Gli occhi meno alti ma più distanti
Un’altra nuvola nera sulla luna.
Tra le perle e i cofanetti
Il tavolo è vestito.
Splendido e bianco.
Gli occhi, confetti di perle. Languiscono.
Mani scalmanate; coriandoli e riso.
Ignaro, soave; così giunge il tuo sorriso.
Provo a rispondergli, rispondere,
ignara no e soave neppure.
Vorrei colmarlo, delinearlo tutto d’appuntita matita, lanciarla via, sugl’altri, appena finito.
Liberare il tavolo.
Sollevarne un angolo soltanto, soltanto un angolo sollevarne,
che è il mondo, che sei tu, che mi carpisci:
all’amo, al cappio, al laccio.
Che mi catturi,
preda invisibile di un re suo malgrado.
Straniero a corte, sfuggente.
Che mi condisci e mi cucini,
in troppi e mille modi e uno ancora.
Che mi disprezzi e mi rigetti,
che mi sorpassi e mi riponi, a lato, sul fondo del fondo,
dove ormeggiano i passi.
Tra le perle e i confetti.
Nessun petalo, però. Poco colore.
Sarà questo, mi dico. Questo, forse. Sarà che manca colore.
Sarà che manca il tuo rosso cuore.
Johanna Finocchiaro nasce a Torino nel settembre 1990. Dottoressa in lingue, adora viaggiare sopra ogni cosa, con la mente ancor prima che col corpo. Spirito solare, si dedica alla creatività con entusiasmo e grinta: scrittura, musica e fotografia. Impegnata nella diffusione della Poesia, gestisce uno spazio radiofonico su ABC Radio e una rubrica settimanale sul periodico Torino Oggi. Nel 2020 pubblica la sua prima silloge, Clic (L’Erudita Editore). Fa parte del gruppo lirico dei Poeti Emozionali (www.poetiemozionali.it), del Circolo delle Poetesse, è membro delle Associazioni Culturali “Vivere d’Arte” e “Poesie Metropolitane” oltre ad aver aderito al movimento " Artecentrismo".
Simone Garbo
Due di uno
Siamo due di uno, agonizzanti
d’amore, solitari eppure insieme,
liberi di restare così liberi.
C’è il mondo intero che gira e poi il nostro
che vive e che corre. Gli occhi sorridono,
gli sguardi si abbracciano e il cuore balla.
Insieme sfrondiamo tante illusioni,
ma rasentiamo appena la realtà.
Disegniamo la strada che ci guida
fra le stelle e siamo io e te, veri.
Vedo splendere la notte, fiorire
le viole e noi due mortali di fianco,
pieni di vita e la vita cos’è?
Un sogno esploso, un gioco che impazza,
l’amore che ti sveglia e che ti bacia.
Da bimbi
Luminosi
i ricordi d’infanzia.
Le emozioni di allora si serbano
in rammenti fragorosi,
vividi.
Le emozioni erano amplificate,
i colori più vivaci,
le risate più allegre.
Lo sguardo, brillante,
illuminava
e rifletteva quanto fosse lesto
l’alternarsi dei pensieri di allora.
Energia che si esprimeva nei giochi,
nei movimenti e nella sensazione
che il tempo non scorresse come ora,
così persi
nella spensieratezza
di mattine e pomeriggi infiniti,
di una bellezza pressoché accecante.
Simone Garbo (21 dicembre 1980) nasce e cresce in Piemonte, in provincia di Torino. Fin da bambino si mette alla prova con l’arte della scrittura, incoraggiato soprattutto dalla figura paterna. Cresciuto in una famiglia di artisti – suo papà Valter è pittore e scultore, sua sorella maggiore Sara è scrittrice e traduttrice e Noemi, la sorella minore, è attrice e cantante – trova nella scrittura la propria espressione più profonda. Dalla mamma Mara eredita la forza dell’introspezione e impara l’importanza dei sentimenti e dell’empatia. Nei componimenti di Simone Garbo è racchiusa la sua visione di vita, se ne riconosce la personalità screziata e se ne assapora il gusto poetico.
Sara Garbo
Miao
Miao, riposi?
Io non ho sonno.
Un po’ di tonno?
Cos’è, narcosi?
Oh, svegliati, dai!
Farò le fusa…
la latta è chiusa,
ma tu l’aprirai…
O croccantini?
Li gradiresti?
Sono divini!
Orsù, ti desti?
Dormi come un ghiro, mondo cane!
Sulla tua schiena farò il pane.
Lo stagno
Son lacrime d’un nembo
che scendono di sghembo
e increspano lo stagno
ove sfocia il rigagno.
Un ramo di salice
rimescola il calice
verde come l’assenzio,
nel morbido silenzio.
Trattiene il mio passo un lembo
di diafana tela di ragno,
imbrogliando il crine d’onice.
Indugio sul sentier terragno
per sentir l’odor del latice
d’un luvertin, poi mi licenzio.
Traduttrice professionista dal 1998, Sara Garbo vive una dimensione assai peculiare della comunicazione, servendosi delle lingue straniere (tedesco, francese e inglese) per conoscere il mondo senza abbandonare il suo antro, dove traduce testi di natura sia tecnica sia letteraria e confeziona prose o versi frutto del proprio ingegno. L’autrice predilige le tematiche della quotidianità, scegliendo aneddoti e spunti interessanti da utilizzare come pretesto per riflessioni ironiche, talvolta sarcastiche. Ha pubblicato nel 2019 in self-publishing la raccolta di poesie I divertissement delle sorelle Garbo. La collaborazione con amici artisti dediti alle discipline della pittura e del teatro crea occasioni creative interessanti, come la mostra di pittura e poesia “Le Pleiadi” realizzata insieme alla pittrice Angela Policastro o l’adattamento italiano di un testo di Michael Jackson per lo spettacolo “Stars, a pop-rock celebration” di Palco 5 in associazione con l’Associazione Culturale Sunshine. La passione per la poesia e la letteratura la porta a conoscere altri autori locali con cui condivide il gusto per l’espressione in versi e ha avuto l’onore di fare parte della Giuria in occasione del concorso letterario Parole dal Cassetto, organizzato alla sua prima edizione dal giornalista Andrea Laruffa e dalla testata “il Chisolino”.
Rosalino Granata
Scruto gli astri
immerso nella spazio
parte di esso
Fior appassisce
ragazza chiusa in sé –
luce si spegne
Rosalino Granata nasce ad Agrigento nel 1972. Si trasferisce a Torino nel 1996. Grazie al suo diploma di “Perito Meccanico” inizia a lavorare in fabbrica. Partecipa e vince il concorso come autista e viene assunto dal Gruppo Torinese Trasporti nel 1997. Fin da ragazzo è appassionato di poesia e ne scrive qualcuna. In piena maturità, dopo i 30 anni, sente impellente la voglia di raccontare le vicissitudini della sua vita, del suo lavoro e dei passeggeri. Scrive “Mizzica, Torino!” edito Panda Edizioni, il suo primo libro, un diario sull’immigrazione degli anni ’90, colorato da termini di uso comune nel dialetto siciliano. A questo seguirà il secondo romanzo “Guido, il tranviere” edito Aletti Editore. La sua terza produzione è rappresentata dal romanzo “Gli haiku e la sclerosi multipla” edito Aletti Editore. Qualche anno prima di scriverlo aveva letto un libro del dr. Pietro Tartamella e viene a conoscenza della poesia “haiku” e, quella passione della sua infanzia si risveglia e comincia a scrivere più di duecentoquaranta “haiku”, che ancora non ha pubblicato. La sua quarta opera è una raccolta di poesie, haiga e haiku “La voce colorata delle stagioni” edita Aletti Editore. Questo libro di poesie, scritto con Tiziana Calamera, è la sua prima raccolta pubblicata. Le illustrazioni sono state realizzate da una piccola artista, sua figlia Martina Granata di 12 anni. All’inizio del mese di settembre del 2021 ha pubblicato il suo nuovo romanzo “Guido, la Società Segreta e il Bossing” edito PAV Edizioni. Con i suoi “haiku” inediti, nell’ultimo anno, ha vinto delle “menzioni speciali” e degli “attestati”, e sono stati pubblicati su dieci “antologie” di diversi Premi Letterari. Col suo racconto inedito “Natale in trincea” selezionato dal Premio Letterario 2021 organizzato dalla PAV Edizioni e pubblicato sull’antologia “Io scrivo… tu mi leggerai?”, ha conosciuto il suo nuovo editore. Un altro suo racconto inedito “Mai più un derby” è stato selezionato dal Premio Letterario Oceano di Carta 2021 organizzato da Sensoinverso Edizioni e pubblicato sull’antologia “Vendere cara la pelle”. Attualmente ha finito di scrivere il suo quinto romanzo, un nuovo episodio di “Guido, il tranviere”, che spera di pubblicarlo al più presto.
Cristina Codazza
La danza (acquee metafore)
Guardai forse per ore
quell’attraente bolla d’acqua turchese
che andava muovendosi
così limpida ed insolita,
così vivida, attraversando ritmicamente
le immobili geometrie d’uno stagno.
Non mi posi domande
sulla sua natura e mai
ne ebbi timore
ma tornai ogni giorno in quel luogo
per un anno ancora
senza che afa o gelo
potessero cangiare od intristire
quella danza.
Una sera, poi,
dal luogo della muta osservazione
scorsi rumorosa gente alla riva
e ridondanza di gesti propiziatori
(mani impazzite e randelli)
e denari offerti
(come sassi scagliati)
quale idolatra prepotenza.
Corsi da quella gente
e chiesi il perché di tanto dimenìo,
di tante invocazioni,
dissero: “Gettiamo soldi
al Nume cristallino della Libertà
affinché ci doni quello che
più desideriamo”.
Ma la luce
che per oltre un anno
aveva instancabilmente inondato
quel luogo
(ed il mio pensiero)
si fece misera,
finché divenne buia.
Ebbi la certezza che la Libertà
(ed ogni suo figlio)
non poteva essere acquistata
da alcuna moneta
né conquistata dall’arroganza.
Rimasi china
sull’immobile stagno
(iniqua prigione)
ad attendere il vento.
Rabbia
Ho camminato
accanto a te,
ad un passo soltanto,
estranea al tuo
affanno,
rinchiusa-perduta
nelle scarpe che guardo
per non vedere il dolore
al di sopra
della terra che schiaccio
(dove la rabbia forse
echeggia, evapora perché
non la si vuole guardare).
Tu, immobile,
con gli occhi nervosi
al di là di quel ponte
non urli,
non agiti braccia
perché io ti veda
resti piegato
nella tua follia,
scavalchi la ringhiera.
Siamo in tanti
alla fermata del tram:
c´è frastuono, movimento,
stavo guardando verso
il ponte, poi è arrivato
un autobus della linea Z,
ho preso quello,
ha svoltato al primo angolo
veloce come sempre,
ho chiuso gli occhi
per un attimo,
Cristina Codazza è nata nel 1965 a Torino, città dove risiede e lavora. Voice artist e conduttrice, è autrice di poesie, haiku e narrativa breve. Opera da 30 anni nell’ambiente letterario torinese ed è vice-presidente del Centro Studi Cultura e Società di Torino (APS – Associazione di Promozione Sociale), una delle associazioni di volontariato artistico più attive e creative sul territorio nazionale. E’ curatrice di prefazioni di testi poetici ed ideatrice di rassegne e iniziative letterarie ed artistiche volte alla divulgazione della poesia italiana e straniera, attraverso letture creative e teatralizzate in pubblico e discussione critico-biografica sugli autori, nonché alla promozione dell’opera di poeti emergenti nel panorama letterario nazionale. Ha all’attivo la pubblicazione della raccolta di poesie “L’acrobata” (l’ipotesi poetica) e della plaquette poetica “Le ragazze…in Technicolor” opere entrambe edite da Carta e Penna – Torino.
Barillà Maria Dornella
Il bastone
È comparso quel bastone
a sopportar il peso degli anni
e una schiena curva e stanca
su quei passi come affanni.
E vorrei fermare il tempo,
riportarlo più lontano,
quando, nelle passeggiate,
mi tenevi per la mano.
Ora vedo una figura
che la mente non conosce,
perché guardo con il cuore
che l’amore intenerisce.
Ti vai lento, non temere
se non vai a passo col tempo,
quel bastone l ‘ha segnato e,
fingendosi tuo amico,
lo ritocca sul selciato.
E’ comparso quel bastone,
ma, per me, è solo un trucco,
perché finge d’aiutarti,
Sono inquinata dal mondo
Sono inquinata dal mondo
dalle parole scure
e le auree taglienti.
Non si esprime la bellezza
che si schianta contro un muro viscido
e scivola in un torbido fango.
Scappare, scappare lontano,
dal tutto, dal niente, da sé stessi,
da ciò che illude e confonde.
Chiedo aiuto Arte,
gettami un ‘ancora
che non respiro più.
Perdonami se non merito,
non per palesare ciò che non possiedo
Ma per trovare ragione di esistere…
Gettami un’ancora
che non respiro più.
Maria Dornella Barillà nasce a Torino il 3 agosto 1967. Frequenta l’Istituto Magistrale Regina Margherita, dove si diploma nel 1985. Si avvicina alla poesia in seguito ad una grave perdita e scrive i suoi primi versi all’ età di quattordici anni, per poi allontanarsene per molto tempo. Ha lavorato molti anni nelle scuole pubbliche, svolgendo con passione il lavoro a contatto con i bambini. Lavora tutt ‘ora presso la Sanità Pubblica e vive a Moncalieri. Frequenta il Circolo della Poesia dell’Associazione Culturale “Amici del Cammello” che è stata la prima a dare voce e infondere nuova linfa poetica alla sua anima.
Andrea Luca Bolfi
I.
Adoro ogni donna
ne vorrei assimilare il potere dello sguardo
la chimica magia che vale la galassia
la perfezione del pensiero la sintesi e l’ordine
l’agonismo erotico mentre indossa un rossetto
Adoro ogni donna perché è madre
e donna viva bambina
passioni segrete dolci movimenti ripetuti
Adoro ogni donna perché è il mondo
con cui brucia la vita
Adoro ogni donna
per viver con lei nei suoi occhi
e scriverle ogni giorno fiori d’inverno
E vorrei ascoltarle tutte insieme per capire
quanti doni Dio ha desiderato per noi
Adoro ogni donna perché
ebbro d’amore ne berrei all’infinito
perché esse sono strada spazzata dal vento
pianoforte e dominio d’emozione
avanzato algoritmo d’amore
II.
Uno sguardo ancora ti prego
per le mie malinconie
stasera soffro l’anima distaccata
l’arpeggio del poeta ha una sola corda
che suona di vuoto a perdere
vuoto come questa campagna d’arbusti
seccata come la tua fuga
uno sguardo soltanto
mi sia consentito per sperare
ancora silenzi e fumo
sirene lontane per quest’esilio volontario
errerò vagabondo geloso del micio
in cerca del prossimo tequila
fa bruciare in un ristorante francese
ubriachi come mariachi dopo tacos e queso
viaggerò e perderò il mio tempo
nei bordelli di San Miguel de Allende
i miei sandali alzeranno la polvere
sulla pista verso Nord Ovest
parlerò con un vecchio pazzo
mi farà bere pomodoro birra e chili
ascolterò la voce di Chavela
ricca e triste come le feste gitane
mi fermerò al muro che ho nel cuore
Ramingo su sentieri primitivi
ad inseguire farfalle restituendo loro i colori
Articolo aperto e in lavorazione per l’inserimento di nuovi versi